lunedì 22 aprile 2013


PD: il gigante d’argilla

 Il Partito Democratico sorto, dalla positiva esperienza dell’Ulivo che aveva portato per due volte il centrosinistra al governo del Paese, costituì la realizzazione del sogno delle forze cristiano – social - liberal democratiche di formare un unico e vero partito che rispondesse ai bisogni di tutti i cittadini italiani ma, in particolare di quelli delle classi sociali medio-basse e meno abbienti.
I lavoratori, i pensionati, gli artigiani, i piccoli professionisti per lunghi decenni divisi ideologicamente tra comunisti e democristiani, tra sostenitori della Nato e del Patto di Varsavia, tra liberalismo e socialismo, tra capitalismo e marxismo, finalmente avevano una casa comune dove rappresentare e risolvere i loro problemi.

Il PD doveva simbolicamente rappresentare la fusione nucleare, dove atomi diversi si univano sprigionando un’enorme energia da incanalare verso il benessere e il bene comune.
In realtà, quello che è avvento in questi giorni con l’elezione del Capo dello Stato, sempre restando nella metafora, rappresenta invece la fissione nucleare, dove l’atomo si scinde, ma l’energia che rilascia non si ripercuote beneficamente all’esterno ma fa implodere e distruggere l’atomo stesso.

Il PD aveva in mano tutte le carte giuste per giocare una partita vincente contro gli avversari politici.
Come spesso è accaduto nella storia seppur breve di questo partito, però, i primi avversari non sono stati gli altri partiti e movimenti, bensì le proprie correnti interne, come nella peggiore tradizione democristiana e comunista.

D'altronde già dopo l’elezione del primo segretario nazionale, Walter Veltroni, avvenuta nell’ottobre del 2007, si era assistito a un suicidio politico sorprendente.
Veltroni, appena eletto segretario, dimostrando scarsa visione politica o grande ambizione, si mise subito in movimento preventivando accordi con le opposizioni per studiare riforme legislative e istituzionali ma, in realtà, danneggiando il governo Prodi, già debole di per sé, reggendosi su una minima maggioranza di due voti al Senato sin dalla sua nascita nel 2006.

Inevitabilmente, quel Governo cadde nel marzo del 2008, materialmente per il tradimento di alcune persone e aree componenti l’esecutivo, che in realtà approfittarono principalmente della sconsiderata azione della segreteria del maggiore partito di governo.
Il danno causato da Veltroni al governo, al suo partito e al centrosinistra, comunque, fu ancora più ampio riflettendosi anche su Roma, capitale d’Italia, consegnata alla destra con elezioni anticipate per l’abbandono della sua carica di sindaco.

Come poteva pensare di vincere le elezioni politiche dopo la caduta ingloriosa del governo Prodi?
Veltroni è ancora una figura influente nel PD!

Altro esempio del modo di agire del PD è dato dal caso di Pietro Ichino, sostenitore di una linea diversa da quella del partito sulla legge di riforma del lavoro.
Il PD ha sopportato che Ichino andasse in tutte le maggiori trasmissioni televisive a rappresentare la sua linea, confondendo i cittadini di centrosinistra su quale fosse la vera proposta del partito.

Nessuno ha fatto capire a Ichino, con ogni mezzo compresa l’espulsione, che il PD è un partito democratico non anarchico.
Tutti possono rappresentare le proprie idee all’interno di un partito democratico dovendo, però, poi attenersi alle decisioni della maggioranza, salvo uscire dal partito stesso.

La sopportazione della condotta di Ichino ha portato come frutto il suo schierarsi con il partito di Monti nelle ultime elezioni politiche.
Che dire poi delle concessioni di deroghe su deroghe a Matteo Renzi, assecondando tutti i suoi capricci, dall’adesione allo svolgimento delle primarie fino alla pretesa assurda di partecipare all’elezione del Capo dello Stato?

Era necessario dirgli che lo Statuto prevede quale candidato premier il segretario del partito e, nel secondo caso, che essere sindaco di Firenze non gli dava nessun titolo a grande elettore?
Quale altro sindaco di grandi città come Roma, Milano, Torino, Napoli, Palermo, ecc…, ha partecipato all’elezione del Presidente della Repubblica?

Renzi ha invaso tutti i media con i suoi lamenti e le sue proteste dando un’immagine negativa del partito.
Oggi ancor di più si candida a guidare il partito e il Paese proponendo tempi e modi che invadono anche le attribuzioni del Presidente della Repubblica.

Questa lotta di correnti di potere è emersa in tutta la sua bassezza nella mancata elezione di un Presidente della Repubblica di centrosinistra.
La rielezione di Napolitano è una toppa mal posta non riconosciuta consona da lui stesso e accettata, dopo molti dinieghi, esclusivamente per il bene dell’Italia.

Le soluzioni a portata di mano erano molteplici, bisognava solo decidere quale via politica percorrere e seguirla fino in fondo.
Bersani, diciamolo chiaramente, è stato deludente e sconcertante.

Ha condotto una campagna elettorale tutta imperniata sulla contrapposizione al PDL, ha rifiutato qualunque possibilità d’intesa con quel partito per la formazione di un governo, ha cercato con insistenza un’apertura del Movimento 5 Stelle.
Quando quest’ultima, dopo molti altezzosi rifiuti, è arrivata con la candidatura alla presidenza della repubblica di Stefano Rodotà, uomo simbolo della sinistra, si è completamente girato dall’altra parte, contraddicendo tutto quello che aveva detto per mesi e ha fatto un accordo con Berlusconi per eleggere Franco Marini.

Fallito nelle urne questo tentativo per l’opposizione netta e trasparente di molti grandi elettori del PD, ha fatto una strabiliante nuova giravolta proponendo la candidatura di Romano Prodi, che dire malvisto da Berlusconi e da tutto il PDL è solo un eufemismo.
I grandi elettori, questa volta, all’unanimità hanno accettato la candidatura Prodi salvo può pugnalarla proditoriamente nel segreto dell’urna.

Che partito è questo?
Come ci si può fidare dei suoi impegni presi?

Che rappresentatività può avere chiunque lo guiderà in futuro?
Nessuno ha proposto una seria indagine interna per accertare ed espellere quelli che hanno tradito la linea concordata.

Si continua a pensare di risolvere i problemi con un nuovo congresso facendo finta di non capire che se non si passerà dall’anarchia alla democrazia anche la nuova segreteria fallirà, l’agonia continuerà e Berlusconi prospererà.
Donato Ceci

 

 

 

 
 
 
 

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