DIFFICILE
TRANQUILLITA’
La
piazza era inondata dal sole e gli scarsi passanti cercavano di mettersi al
riparo camminando aderenti ai palazzi nella speranza, spesso vana, di catturare
i pochi spicchi di ombra.
I
tavolini benedetti dall’ombra di uno dei bar che facevano da cornice alla bella
piazza, punto centrale della tranquilla isola pedonale, erano come un sogno, un
miraggio da raggiungere al più presto.
Un
distinto signore di mezza età in tenuta estiva, vestito con un sobrio bermuda multi
tasche verde e una luminosa maglietta color arancio, dopo aver acquistato un
giornale all’edicola posta ad uno degli ingressi dell’isola pedonale,
trascinandosi quasi senza più forze raggiunse uno degli agognati tavoli del
bar.
Si
lasciò cadere quasi esanime sulla sedia emettendo un profondo sospiro come a
significare che la sua battaglia l’aveva vinta, aveva conquistato il suo posto privilegiato
con la sua frescura e il venticello che dal mare posto a poche decine di metri
arrivava lì seppure riscaldato dai raggi del sole incandescente.
Il
signore stette per alcuni minuti in contemplazione del niente cercando di
recuperare forze e respiro, poi, rinfrancato, tirò fuori da una tasca dei
bermuda un paio di occhiali da vista e iniziò a sfogliare il giornale.
Il
suo volto era finalmente disteso e felice di poter leggere in tranquillità il
suo quotidiano, ma ecco che, come dal niente, si materializzò una donna dai
lineamenti e abbigliamento gitani con in braccio un piccolo bambino che si
avvicinò al suo tavolo e gli chiese l’elemosina.
Il
signore fece un cenno di diniego con il capo ma la questuante non mollò la
presa allungando in avanti la sua mano che impugnava un liso santino.
Il
signore decise di non replicare e fece finta di leggere tranquillamente il
giornale.
La
mossa ebbe effetto, la donna dopo pochi secondi, che a lui sembrarono
lunghissimi, se ne andò.
“Finalmente!”
pensò il signore “La tranquillità è riconquistata”.
La
gioia durò pochissimo perché si avvicinò un ragazzo di colore che portava un
borsone a tracolla e un mazzo di calzini in mano che cercava di vendere.
Ancora
un volta il signore disse no, ancora un volta dovette subire le insistenze del
venditore e ancora una volta attuò la tattica dell’indifferenza che lo portò
nuovamente al successo.
Frastornato
ma certo che finalmente la sua tranquillità era assicurata, tentò di riprendere
la lettura del giornale.
Ma
ecco arrivare un venditore di giornali dall’aspetto indiano.
“Questo
venditore non mi importunerà.” pensò il signore “Sicuramente vedrà che un
giornale già lo posseggo e lo sto leggendo”
La
speranza, però, risultò vana: il venditore si avvicinò e gli offrì il suo
giornale.
Ormai
esasperato e senza più speranza di passare qualche minuto in pace, il signore, senza
quasi accorgersene, disse al venditore: ”Ti vendo il mio giornale a metà
prezzo, fai un affare non l’ho ancora sfogliato tutto”.
Il
venditore rimase sorpreso e perplesso, era la prima volta, probabilmente, che
si trovava in una situazione del genere, il suo sguardo divenne interrogativo,
poi, improvvisamente con un linguaggio stentato disse: “Dare te 50 centesimi”. Era
sicuro, avrebbe fatto un affare, avrebbe rivenduto il giornale quasi a prezzo
intero.
Il
signore, che aveva fatto la sua proposta d’istinto, per rabbia, senza alcuna
intenzione di vendere veramente il giornale, restò a sua volta perplesso e
rifletté.
Improvvisamente,
nella sua mente avvertì come una rivincita, una vittoria contro i questuanti e
i venditori abusivi disturbatori della quiete e disse: “Metti qui sul tavolo i
50 centesimi e prenditi il giornale”.
Lo
scambio fu effettuato e tutti e due si incamminarono sotto il sole in direzioni
opposte convinti entrambi di aver fatto l’affare della giornata.
Mentre
camminava nell’aria afosa, rammaricandosi di aver dovuto abbandonare il suo
posto privilegiato al bar, il signore improvvisamente capì che quelli che aveva
considerato disturbatori della sua quiete, altri non erano che persone che stavano
cercando un sostentamento alla loro povera giornata, sotto il sole cocente come
anche nel freddo più pungente.
Al
disagio dovuto al gran caldo si aggiunsero, allora, un profondo senso di
tristezza e una intima, dolorosa vergogna.
Donato Ceci
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